PIANTE SIMBIONTI

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VUOI CREARE LA TUA TARTUFAIA?

Il primo passo per poter creare una tartufaia è valutare le caratteristiche pedologiche del proprio terreno e quindi effettuare una “analisi completa” per verificare che vi siano tutti i parametri essenziali per poter piantumare gli alberi da tartufo. 

ANALISI DEL TERRENO

1) Il campionamento deve essere effettuato al massimo dai 4 ai 6 mesi prima della messa a dimora delle piantine; 

2) Il campionamento deve essere effettuato con attenzione, non mescolando terreni di colore diverso o eterogeneo; se il terreno non è uniforme verranno prelevati più campioni;

3) Solitamente il campionamento viene effettuato ad una profondità compresa tra 15 e 20 cm. 

4) Il campione deve pesare al massimo 500 g, essere ripulito dai detriti e posto in un sacchetto congelatore. È molto importante contrassegnare tutte le tasche con riferimento preciso al luogo di estrazione.

Selezione delle piante simbionti nella tartuficoltura

Il fattore più importante  per il corretto avvio della tartuficoltura è la pianta che fungerà da micorriza. La percentuale di micorrize deve essere almeno del 20%. Nella nostra azienda, otteniamo piante con un contenuto di micorrize di almeno il 50% e con punte dell80%.

Le nostre piantine sono naturalie variano in altezza da 15 cm a 30 cm. I primi risultati, cioè linizio della produzione, si hanno alletà di quattro/cinque anni. 

Un altro aspetto importante è che le nostre piantine vengono invasate in un terreno naturale e non in un sottosuolo artificiale. Questo assicura che il livello delle foglie e delle radici, cioè la micorriza e quindi i tartufi, non siano sottoposti a shock da trapianto.

Nella scelta delle piantine di tartufo per la tartuficoltura, l’osservazione dell’ambiente circostante è un chiaro indicatore. Le piante migliori sono quelle che si adattano meglio alle condizioni pedoclimatiche locali. Le nostre piante sono ottenute da semi e tartufi provenienti dallo stesso ambiente (Italia centrale)  non da fonti estere. In questo modo, non si corre il rischio di mettere a dimora piantine il cui temperamento e il cui apparato radicale allo stadio vegetativo non siano in armonia con lambiente e il terreno in cui vengono piantate, causando gravi ritardi e insuccessi nella produzione delle tartufaie.

TECNICHE DI IMPIANTO

Limpianto delle tartufaie inizia con la preparazione del terreno. Questa può essere effettuata in due modi diversientrambi efficaciLavorazione del terreno fino 30-40 cm durante lestate ulteriore sminuzzamento del terreno mediante erpicatura all’inizio dell’autunno. La densità di impianto è molto importante per il successo delle tartufaie. In base alla nostra esperienza diretta, la distanza tra le piante che dà migliori risultati èdi 5 metri tra le file edi 3 metri lungo le fileQuesta densità è sufficiente per con sentire al micelio di stabilirsi rapidamente nel terreno, ma non limita lo spazio per le radici fornisce un‘eccessiva ombreggiatura. La semina delle piantine inizia fine novembre prosegue fino alla fine di maggio e oltre. tal fine, le piantine devono essere rimosse con cura dai loro vasi per non distruggere il terreno. Le piantine devono essere collocate al centro della buca, con il nucleo del terreno 1,5 -2 cm sotto la superficie.

Dopo la messa a dimora delle piantine di tartufo, l’attenzione del nuovo coltivatore deve concentrarsi sul metodo di coltivazione più adatto per garantire il successo del vivaio e ottenere buoni alberi da tartufo.

La gestione della coltivazione è essenziale per far crescere lapparato radicale e creare le condizioni ideali per la crescita dei funghi micorrizici. Esistono due fasi fondamentali nella coltivazione dei tartufi: la prima va dalla messa a dimora delle piantine di tartufo alla formazione dell’altopiano, che dura da due a sette anni. Tuttavia, questo periodo dipende in gran parte dalla qualità delle piante simbionti, dalla fertilità del terreno e dalla corretta coltivazione delle piante da tartufo. Vi sono due metodi. Il metodo parlier insiste sulla pulizia assoluta delle tartufaie. Questo metodo ritiene che arando il terreno si rimuova il tappeto erboso, si arieggi bene il terreno e si favorisca lo sviluppo della pianta di tartufo e della micorriza. L’aratura può tagliare alcune radici, ma questo è dovuto alla priorità data ad altre radici dove può crescere molta micorriza. Lo svantaggio di questo metodo è che il terreno si costipa  a causa della pesante aratura a ruote. L’aspetto positivo della tungolatura è che l’erba compete con le piante di tartufo, che crescono più lentamente a causa della vicinanza con lerba, e c’è un netto miglioramento a livello di radici micorriziche. Nel nostro vivaio abbiamo sempre sostenuto che la qualità delle piante è migliore a livello radicale nelle piante piccole rispetto a quelle grandi. Anche la vegetazione ha mostrato la sua evoluzione seguendo lo sviluppo dell’altopiano nel corso degli anni. Il tappeto erboso protegge inoltre il terreno dal degrado e dall’erosione, soprattutto se si trova in pendenza. D’altra parte, le erbacce nella coltivazione no-till soffocano le piantinee in alcuni casi ne rallentano la crescita e lo sviluppo miceliare. Un altro aspetto negativo è che il tappeto erboso può assottigliare il terreno, costringendo i tartufi a svilupparsi sul terreno una volta iniziata la produzione, a scapito di danni da insetti, lumache e maturazione regolare.

LE NOSTRE PIANTE SIMBIONTI

Ci sono diverse specie di piante simbionti che vengono utilizzate:

 

Carpino

CARPINO NERO
(Ostrya carpinifolia)

Il carpino nero è una pianta che cresce dal livello del mare fino a 1000-1200 m. In Italia, si trova prevalentemente nelle fasce medie delle colline in posizioni mediamente soleggiate. Ha esigenze idriche superiori a quelle della roverella, predilige i suoli calcarei e marnosi, teme il ristagno idrico, e non sopporta i terreni troppo argillosi. Ha crescita rapida e vigorosa, e può raggiungere i 15-20 metri di altezza.
 

IL CARPINO NERO VIENE PRODOTTO CON:

Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.)

Tartufo nero estivo (Tuber aestivum Vitt.)

Tartufo uncinato (Tuber aestivum var. uncinatum Vitt.)

Tartufo nero liscio (Tuber macrosporum Vitt.)

Il carpino nero è una pianta considerata tra le più importanti in tartuficoltura per la precoce entrata in produzione.

Roverella

ROVERELLA

(Quercus pubescens Willd.)

La Roverella è una quercia. E’ presente in tutta Italia, con esclusione delle zone interne e più elevate. Si trova principalmente nelle località assolate, nei versanti esposti a sud a un’altitudine compresa tra il livello del mare e i 1000 m.  Non ha preferenze per il terreno. Resistente all’aridità, è facilmente riconoscibile d’inverno poiché mantiene le foglie secche attaccate ai rami

LA ROVERELLA VIENE DA NOI PRODOTTA CON:

Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.)

Tartufo nero estivo (Tuber aestivum Vitt.)

Tartufo uncinato (Tuber aestivum var. uncinatum Vitt.)

E’ riconosciuta come la pianta da tartufo per eccellenza. Nei primi anni della messa a dimora la crescita è molto lenta ma recupera una volta affrancata. Dà buone produzioni, costanti nel tempo.

Nocciolo

NOCCIOLO

(Corylus avellana L.)

Il nocciolo è una pianta a portamento arbustivo, raggiunge un’altezza di 6-7 m e vive generalmente fino ad un’altitudine di 700-800 metri. Rifugge i climi troppo caldi ed aridi e preferisce terreni calcarei, ben drenati, fertili e profondi.

IL NOCCIOLO VIENE DA NOI PRODOTTO CON:

Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.)

Tartufo nero estivo (Tuber aestivum Vitt.)

Tartufo nero liscio (Tuber macrosporum Vitt.)

In tartuficoltura il nocciolo è una specie molto precoce nell’entrata in produzione, produce il primo tartufo nero pregiato già dal 4-5 anno, e il tartufo estivo dal 6-7 anno dalla messa a dimora. Dà ottime produzioni e se gestita correttamente si protrae nel tempo come per le altre specie forestali.

 

LECCIO
(Quercus ilex L.)

Il leccio è una quercia sempre verde, molto resistente alla siccità. il leccio si adatta a tanti tipi di substrato, evitando solo i terreni argilloso-compatti e quelli con ristagno idrico. Cresce fino a 6-700 metri s.l.m. Viene spesso usata come sempre verde in filari e siepi per la sua caratteristica di mantenere le foglie anche in inverno.

IL LECCIO VIENE DA NOI PRODOTTO CON: Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) Tartufo nero estivo In tartuficoltura il leccio è una pianta che dà ottimi risultati, buone produzioni nel tempo e la qualità del tartufo prodotto è migliore rispetto alle altre specie forestali.

Farnia

FARNIA (Quercus robur L.)

La farnia è una quercia che può arrivare ai 30-40 m di altezza, ha foglie caduche e in Italia cresce prevalentemente in pianura e collina dove sono presenti terreni profondi e umidi. Può spingersi senza problemi ad una altitudine di 800-1000 metri.

LA FARNIA VIENE DA NOI PRODOTTA CON: Tartufo nero estivo (Tuber aestivum Vitt.) Tartufo nero liscio (Tuber macrosporum Vitt.) In tartuficoltura la farnia è una pianta che dà buoni risultati in terreni planiziali, dove altre specie forestali risultano meno concorrenziali.

Cerro

CERRO (Quercus cerris L.)

Il cerro è una quercia. In Italia è molto frequente negli Appennini e soprattutto nelle regioni centro-meridionali. La gran parte dei querceti collinari e montani dell’Appennino Settentrionale e Centrale è costituita da cerrete. La distribuzione del cerro è tipicamente collinare, ma può arrivare ad altitudini di 1000-1100 m s.l.m. Ha esigenze idriche superiori a quelle della roverella, predilige i suoli calcarei e marnosi, tollerando molto bene gli ambienti umidi.

IL CERRO VIENE DA NOI PRODOTTO CON:

Tartufo nero estivo (Tuber aestivum Vitt.)

Tartufo uncinato (Tuber aestivum var. uncinatum Vitt.)

PIOPPO
(Populus )

Albero sempreverde, raggiunge l’altezza di 15-20 metri. Ramificato fin dal basso con una chioma espansa, vagamente simile al pino domestico e al pino marittimo, i. Chioma spesso più ampia in cima che verso la base dell’albero. Corteccia grigio chiaro, rossastra nelle fenditure. Le foglie aghiformi, lunghe 5-10 cm, molto sottili e morbide, riunite in mazzetti di due, di colore verde chiaro. In Italia è una delle specie arboree più numerose sulle coste del Gargano e lungo il litorale tarantino, in alcune aree costiere della Liguria, nel livornese, in Sardegna, in Campania e nella Sicilia meridionale. Presente anche in Umbria e in altre zone (soprattutto costiere) dove è un ottimo produttore di T. melanosporum e T. aestivum. Vive su terreni calcarei anche molto poveri, preferisce le zone costiere e di rado penetra nell’entroterra fino a 600 ms.l.m.

IL LECCIO VIENE DA NOI PRODOTTO CON: Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) Tartufo nero estivo In tartuficoltura il leccio è una pianta che dà ottimi risultati, buone produzioni nel tempo e la qualità del tartufo prodotto è migliore rispetto alle altre specie forestali.POPULUS

PINO NERO
(Pinus nigra)

E’un albero della famiglia delle Pinaceae presente esclusivamente nelle regioni montuose mediterranee. Portamento conico-espanso ma variabile, chioma densa. Può raggiungere i 20–30 m. la corteccia varia da rosso-marrone a grigia con ampie fessure. Negli esemplari adulti la corteccia si presenta suddivisa in ampie placche grigie con la parte tra una placca e l’altra di colore nero. Foglie aghiformi, lunghe 8–20 cm, riunite in mazzetti di due, di colore verde scuro Specie moderatamente termofila, resiste bene anche al gelo e alla neve. Si trova, a seconda della latitudine, dalla pianura a 2000 m di quota, ma di solito predilige un’altezza di 200–1500 m. Non è troppo esigente in fatto di terreno, ma non si adatta bene a quelli pesanti e argillosi soprattutto se umidi soffrendo di mar_ ciumi radicali e conseguente crescita stentata. Ama invece i terreni rocciosi con pochi ristagni idrici e vegeta bene anche in terreni calcarei.

IL LECCIO VIENE DA NOI PRODOTTO CON: Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) Tartufo nero estivo In tartuficoltura il leccio è una pianta che dà ottimi risultati, buone produzioni nel tempo e la qualità del tartufo prodotto è migliore rispetto alle altre specie forestali.

PINO DOMESTICO
(Pinus pinea L.)

Il pino domestico si identifica con il pino mediterraneo per eccellenza in quanto la sua chioma a ombrello caratterizza il panorama costiero italiano. Alto fino a 25 metri, solitamente 12–20 m. Ha un portamento caratteristico, con un tronco corto e una grande chioma espansa a globo. Presente in quasi tutte le regioni italiane si estende sulla costa tirrenica (Toscana e Lazio), in Sicilia e Sardegna si trova fino a 700 m slm. Resiste all’aridità anche se presenta maggior vigore in regimi pluviometrici di 800 mm l’anno. Predilige terreni sciolti e sabbiosi e teme i ristagni idrici che inducono marciumi radicali.È un buon simbionte soprattutto per T. aestivum.

IL LECCIO VIENE DA NOI PRODOTTO CON: Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) Tartufo nero estivo In tartuficoltura il leccio è una pianta che dà ottimi risultati, buone produzioni nel tempo e la qualità del tartufo prodotto è migliore rispetto alle altre specie forestali.

TIGLIO
(Tilia cordata Mill.)

Albero di seconda grandezza con altezza fino a 25 m, con rami dalla corteccia grigia o marrone, le foglie sono decidue, alterne, di colore verde brillante, glauche sulla pagina inferiore. Specie piuttosto sciafila, ossia ben tollerante l’ombra, predilige terreni freschi e fertili. Tollera terreni marnosi. Entrano in simbiosi sia con il tartufo nero pregiato che quello nero estivo. Questa pianta oltre alla produzione di tartufi ha come valore aggiunto la produzione di miele in quanto è un’ottima specie mellifera e la produzione delle infiorescenze che sono usate in farmaceutica, cosmesi e erboristeria.

IL TIGLIO VIENE DA NOI PRODOTTO CON: Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) Tartufo nero estivo In tartuficoltura il leccio è una pianta che dà ottimi risultati, buone produzioni nel tempo e la qualità del tartufo prodotto è migliore rispetto alle altre specie forestali.TIGLIO

CISTO ROSSO
(Cistus incanus L.)

Il più diffuso della la sua specie, ha un portamento cespuglioso con rami corti e intricati. È una specie tipica della macchia mediterranea, comune in Sicilia, Sardegna e isole minori, risale la penisola fino ai Colli Romagnoli, Valdarno e Versilia, è presente in stazioni isolate in Liguria e Veneto. In natura contrae la simbiosi micorrizica con Tuber aestivum e T. melanosporum.

IL LECCIO VIENE DA NOI PRODOTTO CON: Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) Tartufo nero estivo In tartuficoltura il leccio è una pianta che dà ottimi risultati, buone produzioni nel tempo e la qualità del tartufo prodotto è migliore rispetto alle altre specie forestali.

SALICE (Quercus ilex L.)

Il leccio è una quercia sempre verde, molto resistente alla siccità. il leccio si adatta a tanti tipi di substrato, evitando solo i terreni argilloso-compatti e quelli con ristagno idrico. Cresce fino a 6-700 metri s.l.m. Viene spesso usata come sempre verde in filari e siepi per la sua caratteristica di mantenere le foglie anche in inverno.

IL LECCIO VIENE DA NOI PRODOTTO CON: Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) Tartufo nero estivo In tartuficoltura il leccio è una pianta che dà ottimi risultati, buone produzioni nel tempo e la qualità del tartufo prodotto è migliore rispetto alle altre specie forestali.